Economia Domestica

Come leggere le etichette alimentari

Sapere come leggere correttamente le etichette degli alimenti rappresenta un atto di responsabilità verso il nostro benessere e verso quello delle persone per le quali noi effettuiamo gli acquisti, perché le etichette dei cibi ci danno una corretta informazione sulle reali caratteristiche del prodotto e sulla sua qualità, in funzione al prezzo, e ci aiutano ad impostare una sana alimentazione. Dal 2011 è in vigore una nuova normativa europea che stabilisce tutte le caratteristiche delle etichette dei prodotti alimentari, rendendole esaustive, semplici ed universali.

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Le 18 regole per leggere le etichette alimentari

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1. Ricchezza di informazioni. La ricchezza di informazioni riportate è un chiaro segnale di volontà di trasparenza da parte del produttore. Al di là delle informazioni che per legge devono obbligatoriamente essere segnalate nell’etichetta, a discrezione del produttore possono esserne riportate ulteriori aggiuntive e complementari, come le certificazioni di qualità, piuttosto che la descrizione del metodo di produzione o un numero verde per assistenza al consumatore.

2. Elenco ingredienti. Prima regola quando si intende acquistare un prodotto alimentare, è leggerne attentamente l’elenco degli ingredienti, obbligatorio per legge. L’ordine in cui questi compaiono segue un ordine decrescente per quantità: il primo ingrediente è quindi quello più presente. Verificando dunque la posizione occupata dagli ingredienti possiamo avere una prima stima della qualità di un prodotto rispetto ad un altro di prezzo diverso o uguale.

3. Additivi. Sono compresi nella lista degli ingredienti e di solito appaiono per ultimi, ma vanno seriamente considerati, imparando prima a conoscerli. Li troviamo indicati sempre con una “E” e un numero a seguire, ad eccezione degli aromi che possono essere riportati con il loro nome esteso senza la “E”. Presenti nella maggior parte degli alimenti e stabiliti per legge, gli additivi vengono utilizzati per prolungare il  tempo di conservazione (conservanti), migliorare il sapore (correttori d’acidità, esaltatori di sapidità ecc.) o l’aspetto (coloranti, antiossidanti ecc.). In linea generale, possiamo dire che minore è l’utilizzo degli additivi, più naturale e preferibile è il prodotto.

 4. Tabella nutrizionale.  Non è ancora obbligatorio riportarla, ma ormai appare quasi in tutti i prodotti e ci segnala l’apporto energetico (Kcal) e le percentuali di grassi, acidi grassi saturi e insaturi, carboidrati, proteine, “zuccheri semplici”, fibre e sodio (oppure di sale) riferiti a 100 g o 100 ml di prodotto. Spesso vengono riportati anche i valori riferiti ad una porzione. Non è importante focalizzarsi solo sulle calorie, quanto piuttosto sugli altri valori!

5. Denominazione commerciale. È un’informazione che può sembrarvi banale e scontata, ma in realtà a ben leggerla è assolutamente prioritaria per capire la qualità del prodotto che andiamo ad acquistare laddove esiste una classificazione normativa. Un esempio? L’olio extravergine d’oliva è da preferire all’olio d’oliva, il latte fresco pastorizzato al latte pastorizzato, le uova extra alle uova di categoria A e così via.

6. Denominazione protetta. Laddove presenti, le indicazioni di denominazioni d’origine riconosciute dall’Unione Europea – DOP (denominazione d’origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta) e STG (specialità tradizionale garantita) – rappresentano una garanzia di qualità del prodotto che andiamo ad acquistare, perché ci assicurano che l’alimento provenga da una specifica zona e che sia prodotto secondo un determinato disciplinare. Anche i prodotti biologici rientrano tra le denominazione tutelate: sugli scaffali del supermercato cerchiamo quindi quelli che riportano la dicitura “Agricoltura biologica”. 

7. Termine/data di scadenza. In fase di acquisto è una delle informazioni che guardiamo con maggior scrupolo e tendiamo sempre a scegliere prodotti con tempi di scadenza più lunghi possibile. Spesso non è la scelta giusta: prodotti con tempi di scadenza più stretti indicano un minor contenuto di conservanti e sono quindi da preferire. Alcuni alimenti possono non riportarla (es: zucchero e sale, un tempo utilizzati per conservare i cibi).

8. Modalità di conservazione/utilizzazione. Si trovano solo sui prodotti che necessitano di particolari accorgimenti (ad esempio il latte). Laddove presenti, è importante rispettarle per preservare intatte tutte le caratteristiche organolettiche e nutrizionali dell’alimento.

9. Lotto di produzione. E’ un’informazione obbligatoria e anche se sembra molto tecnica, in realtà è fondamentale per la rintracciabilità del prodotto e quindi per localizzarlo anche in casi di situazioni che prevedano il ritiro o il richiamo del prodotto dal mercato.

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10. Sede dello stabilimento di produzione e di confezionamento. Due indicazioni a cui prestare attenzione perché un alimento potrebbe essere stato prodotto in un Paese ma poi confezionato in un altro. Attenzione ai prodotti provenienti dai paesi extraeuropei non tutelati dalle leggi CEE!

11. Indicazione d’origine. Un’indicazione diventata obbligatoria per alcune categorie di prodotti, come le carni, e che ci auguriamo venga presto estesa anche ad altre: l’indicazione del Paese o della Regione d’origine. Un’informazione comunque obbligatoria qualora la sua omissione possa indurre in errore il consumatore, ad esempio nel caso di una mozzarella fabbricata in Spagna ma venduta in Italia.

12. Quantità netta. Non commettiamo l’errore per la fretta di scegliere solo in base al prezzo più basso, ma dedichiamo un paio di minuti solo per comparare l’effettivo peso dei prodotti che stiamo mettendo nel nostro carrello. Se veramente vogliamo risparmiare non dimentichiamo di verificare il peso intero e quello “al netto degli scarti”!

13. Sostanze allergizzanti. Una regola di vitale importanza per chi soffre di determinate allergie o intolleranze è quella di controllare sempre nella lista degli ingredienti o prima ancora nella denominazione di vendita (es: cioccolato al latte) la presenza di eventuali allergeni. Quando trovate la dicitura “Può contenere tracce di…” seguito dal nome del potenziale allergene, significa che il prodotto può essere stato accidentalmente contaminato da sostanze allergeniche (attraverso ad esempio la presenza di allergeni nello stabilimento produttivo o di macchinari che ne eseguono la manipolazione).

14. Senza zucchero. Uno slogan che spesso ci attrae ma che può anche ingannarci. Se infatti prestassimo maggiore attenzione a quanto riportato nelle etichette, ci renderemmo conto che prodotti che si dichiarano senza zucchero (e quindi senza saccarosio, il comune “zucchero da tavola” composto da una molecola di glucosio e una di fruttosio), in realtà possono contenere sciroppo di glucosio, di fruttosio, di cereali, amidi di mais, maltosio, che innalzano i livelli di glucosio nel sangue (la glicemia) con conseguenze liberazione di insulina (l’ormone che regola il flusso di glucosio all’interno delle cellule) con un comportamento analogo (anche se a volte in misura superiore o inferiore) al saccarosio. Impariamo a preferire ad esempio i prodotti dolcificati con succo di mele o d’uva!

15. Dietetico/Light/Senza calorie. Con queste diciture si distinguono gli alimenti che presentano un quantitativo ridotto di grassi in generale o di colesterolo, oppure di zucchero (saccarosio). Dietro a queste diciture può nascondersi però il ricorso a sostanze additive senza significato nutrizionale, come emulsionanti, dolcificanti sintetici (o edulcoranti), addensanti o conservanti. Impariamo quindi a leggere attentamente l’etichetta soprattutto se il prodotto è destinato all’alimentazione infantile, per la quale i cibi light possono essere utilizzati solo dietro controllo medico.

16. Oli e grassi. La dicitura “oli e grassi” deve per legge essere sempre abbinata alla tipologia utilizzata. Prestiamo grande attenzione a quanto riportato nell’etichetta quindi e optiamo per prodotti che utilizzano i grassi migliori, l’olio d’oliva e il burro, piuttosto che indistinti grassi o oli vegetali, grassi idrogenati o parzialmente idrogenati, margarina, oli di semi senza specificazione o di colza, mais, soia, macadamia, strutto, sego.

17. Immagine sulla confezione. L’immagine presente sul fronte della confezione può spesso essere rappresentativa ed evocativa del prodotto, aspetto che viene comunque precisato con la dicitura “L’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”. Meglio quindi non prestare troppo affidamento a quanto riporta l’illustrazione!

18. Materiale della confezione e modalità di smaltimento. Anche a tavola un occhio di riguardo per il nostro prezioso ambiente: leggiamo bene le indicazioni sul materiale utilizzato per le confezioni/imballaggi (AL alluminio, CA cartone, ACC acciaio, PE plastica, PS polistirolo, VE vetro ecc.) e facciamoci guidare anche dai simboli e dai pittogrammi spesso presenti per aiutare il consumatore a smaltire e differenziare in modo “ecologico” il rifiuto.

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